Europei di calcio 2012 Polonia

Europei di calcio 2012
Europei di calcio 2012

Polonia

La Polonia, ufficialmente Repubblica di Polonia (in polacco Rzeczpospolita Polska) è uno stato membro dell'Unione Europea e situato nell'Europa centro-orientale. Ha un popolazione di 38.626.349 abitanti e una superficie di 312.685 km². La capitale è Varsavia.

Confina a ovest con la Germania, a sud con la Repubblica Ceca e la Slovacchia, ad est con l'Ucraina e la Bielorussia, a nordest con la Lituania e l'exclave russa di Kaliningrad e a nord con il Mar Baltico.

La Polonia è una repubblica parlamentare; l'attuale presidente della repubblica è Bronislaw Komorowski, mentre il primo ministro (dal 9 novembre 2007) è Donald Tusk.

Lo stato polacco ha una storia lunga più di un millennio; nel XVI secolo, sotto la dinastia Jagellone, era uno dei più ricchi e potenti paesi d'Europa. Il 3 maggio 1791, la Confederazione Polacco-Lituana definì la Costituzione Polacca di Maggio, la prima costituzione scritta d'Europa. Poco dopo, la Polonia cessò di esistere per 123 anni, in quanto spartita tra Russia, Austria e Prussia. L'indipendenza venne riguadagnata nel 1918, in seguito alla Prima guerra mondiale, come Seconda Repubblica Polacca. Dopo la Seconda guerra mondiale, divenne uno stato satellite dell'Unione Sovietica, conosciuto come Repubblica Popolare Polacca (Polska Rzeczpospolita Ludowa o PRL). Nel 1989, le prime elezioni parzialmente libere dopo la Seconda guerra mondiale, si conclusero con il movimento per la libertà che vinse contro il partito comunista. Nel 1999 la Polonia è stata ammessa alla NATO. L'ingresso nell'Unione europea è avvenuto il 1º maggio 2004.

Geografia

La Polonia è uno stato dell'Europa centrale situato ad est della Germania.

In generale, è un Paese che consiste in una pianura estesissima che si estende dal Mar Baltico a nord fino ai Monti Carpazi a sud. All'interno della pianura, le variazioni della composizione della terra si estendono generalmente in fasce orizzontali, che corrono da est verso ovest.

La costa del Mar Baltico manca di porti naturali, eccetto che per quelli di Danzica e di Stettino nel nord-est. La regione a nord-est del Paese, chiamato il Distretto dei Laghi, è scarsamente popolata e manca di risorse per l'agricoltura e l'industria. A sud ed a ovest del Distretto dei Laghi si estende una vasta regione pianeggiante che corre fino ai Sudeti (a sud-ovest) al confine con la Repubblica Ceca e la Slovacchia e fino al Carpazi al confine con la Repubblica Ceca, la Slovacchia e l'Ucraina (a sud-est).

Etnie

Nella sua storia l'attuale territorio della Polonia ha ospitato molte lingue, culture e religioni. Comunque, il risultato della Seconda guerra mondiale, e la seguente migrazione ad ovest nell'area fra la Linea Curzon e la Linea Oder-Neisse, ha dato alla Polonia una certa omogeneità.

36.983.700 persone, il 96.74%, oggi si considerano polacchi; 471.500 (1.25%) hanno dichiarato un'altra nazionalità; 774.900 (2.03%) non hanno dichiarato alcuna nazionalità. Le minoranze etniche ufficialmente riconosciute includono: Tedeschi, Ucraini, Lituani, Ebrei e Bielorussi.

Lingue

La lingua polacca, del ceppo delle lingue slave, è quella ufficiale, ma nel Voivodato di Pomerania oltre 50.000 persone parlano una lingua slava affine, ma diversa dal polacco, il casciubo. Esistono comunque minoranze linguistiche tedesche, ucraine, bielorusse e russe.

Religioni

I polacchi sono per la maggior parte cattolici ma solo il 40% risulta praticante. Il resto della popolazione consiste in minoranze ortodosse (500.000 persone) e protestanti (circa 100.000 appartenenti alle chiese protestanti tradizionali). I Testimoni di Geova sono all'incirca 127.000. Ridotta invece ai minimi termini la storica comunità ebraica (circa 3 milioni di persone nel 1939) a causa dell'emigrazione principalmente negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Francia e in Israele dei superstiti della Shoah. In Polonia esiste anche una piccola minoranza neopagana (approssimativamente poche migliaia di persone), attiva dall'inizio del XIX secolo. Attualmente esistono due istituzioni principali che amministrano il Neopaganesimo slavo (religione neopagana ispirata all'antica spiritualità slava), ovvero la Chiesa nativa polacca e la Chiesa slava polacca.

Dal 25 al 28 maggio 2006, si è recato in storica visita apostolica in Polonia, Papa Benedetto XVI.

Storia

L'antico regno polacco cominciò a prendere una forma unitaria nella metà del X secolo, sotto la dinastia dei Piast esattamente sotto Mieszko (Miecislao), infatti risulta che nel 966, dopo aver riunito intorno alla rocca di Gniezno una prima rudimentale comunità nazionale, qui scelse anche la bandiera che risulta essere quella attuale della Repubblica di Polonia, un'aquila bianca su campo rosso, si narra per mezzo del ritrovamento di un nido di aquilotti rinvenuti durante i lavori di costruzione della città di Gniezno. Miecislao si converte poi al cristianesimo, si narra per compiacere sua moglie, una principessa cèca, ma soprattutto per godere della protezione della Chiesa ed evitare la colonizzazione germanica.

Nel XII secolo, la Polonia si frammentò in molti piccoli stati, che nel 1241 vennero depredati dalle armate Mongole dell'Orda d'Oro. Sotto la dinastia Jagellone, venne accordata un'alleanza con la vicina Lituania, e l'epoca d'oro arrivò nel XV secolo con l'unione tra i due stati (Unione di Lublino), nella Confederazione Polacco-Lituana. I sudditi polacchi godevano di grande libertà e un sistema parlamentare, anche se i benefici di quest'ultimo erano limitati alla szlachta (nobiltà). Da quel tempo i polacchi si sono dati il nome di Nazione della gente libera.

Nella metà del Seicento, una ribellione di cosacchi condotta da Bohdan Chmielnicki diede inizio all'epoca turbolenta del Potop (Diluvio). Vi furono numerose guerre contro l'impero ottomano, la Russia, la Svezia, la Transilvania e la Prussia-Brandeburgo che finirono nel 1699.

La spartizione e la sottomissione allo straniero

Nei successivi 80 anni, l'elettività del sovrano e il principio del liberum veto nel Sejm provocarono lo svanire del potere centrale ed il raggiungimento di un punto morto nelle istituzioni, indebolirono la nazione, e portarono alla sottomissione da parte di Austria, Prussia e Russia, e soprattutto dell'ultima.

L'Illuminismo in Polonia fomentò un crescente movimento nazionale per restaurare lo stato, il cui risultato fu la prima costituzione scritta di Europa, nel 1791, la Costituzione Polacca di Maggio (festeggiata ancora oggi il 3 maggio). Il processo di riforme causò un intervento esterno e una serie di spartizioni della Polonia fra i tre imperi di Austria, Russia e Prussia nel 1772, 1793 e 1795; al termine, la Polonia venne completamente cancellata dalle carte geografiche. I polacchi risentirono la mancanza di libertà e più volte si ribellarono contro gli oppressori (vedi Elenco delle ribellioni polacche).

Napoleone creò uno stato dipendente dalla Francia in territorio polacco, il Granducato di Varsavia, governato da Federico Augusto I di Sassonia.

Dopo le guerre napoleoniche, una ricostituzione dello stato polacco, il Regno di Polonia conosciuto come "Polonia del Congresso", governato dallo zar russo, possedeva una costituzione liberale. Tuttavia gli zar Russi ridussero presto le libertà della Polonia, finché la Russia annesse di fatto il paese. Più tardi, nel XIX secolo, la Galizia governata dall'Austria divenne l'oasi polacca di libertà.

Durante la Prima guerra mondiale tutti gli alleati concordarono nella ricostituzione della Polonia come stato cuscinetto tra Germania e Unione Sovietica ed il presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson la proclamò nel punto 13 dei suoi quattordici punti.

L'indipendenza

Poco dopo la capitolazione della Germania nel novembre 1918, la Polonia riguadagnò l'indipendenza come Seconda Repubblica Polacca.

Ad oriente però la tensione crebbe nei confronti della Russia, allora alle prese con una guerra civile. Dopo qualche tentativo diplomatico, i polacchi ruppero gli indugi, attaccando le truppe russe a Zitomir sulla strada per Kiev che sarà presa il 6 maggio. Lo scenario cambiò nel giro di un altro mese con la controffensiva sovietica; a metà di questa gli inglesi si offrirono di mediare le trattative, ma a questo punto fu la Russia Bolscevica a rifiutare e voler continuare l'offensiva che la porterà fino alle porte di Varsavia. La Polonia cambiò le sorti della guerra ancora una volta con una delle battaglie più decisive della storia, definita dai giornali dell'epoca, "il miracolo della Vistola". Nel contrattacco che ne seguì, la Polonia occupò buona parte della Bielorussia, il territorio di Vilna, e la parte più occidentale dell'Ucraina.

La Russia bolscevica, ancora alle prese con la propria guerra civile e con disordini interni, desistette dalla lotta, e col Trattato di Riga del 1921 riconobbe le conquiste polacche in Bielorussia e in Ucraina, fissando il confine russo-polacco circa 250 km più a est della linea proposta da Lord Curzon. Il territorio di Vilna, rivendicato dalla Lituania con l'assenso dei russi, fu poi annesso alla Polonia nel 1922, tramite plebiscito. Infine l'Alta Slesia fu acquisita grazie alla Guerra polacco-cecoslovacca. Tali confini restarono sostanzialmente invariati fino al settembre del 1939, tranne l'acquisizione di Cieszyn/Teschen a spese della Cecoslovacchia.

La seconda guerra mondiale

La seconda repubblica polacca durò fino agli inizi della seconda guerra mondiale nel 1939, quando il suo territorio fu invaso dalla Germania di Hitler e dall'Unione Sovietica e spartito fra i due Stati aggressori sulla base di quanto stabilito dal Patto Molotov-Ribbentrop (Trattato di non aggressione), che prevedeva, tra l'altro, la spartizione della Polonia.

La Polonia era completamente impreparata di fronte alla velocità e la violenza degli attacchi tedeschi, per via del fallimento nella modernizzazione dell'esercito. La situazione si aggravò quando l'esercito polacco, impegnato duramente ad ovest dalla Wehrmacht fu attaccato anche da est dall'Armata Rossa. Tutto il paese soffrì gravemente durante il periodo dell'occupazione, (vedi anche Governatorato Generale), anche perché tra tutte le nazioni coinvolte nella guerra, la Polonia perse la percentuale maggiore di cittadini: più di 6 milioni morirono, metà dei quali ebrei polacchi.

Il regime comunista

Dopo la guerra, le frontiere della Polonia vennero spinte ad Ovest; il confine est alla linea Curzon e il confine ovest alla linea Oder-Neisse per circa 200 km. Dopo lo spostamento, la Polonia perse ad est 188.000 km² (15 milioni di abitanti) a favore dell'Unione Sovietica e guadagnò 122.000 km² a spese della Germania. Lo spostamento delle frontiere causò anche la migrazione verso ovest di milioni di persone, polacchi e tedeschi in fuga dai territori amputati dai rispettivi paesi ed ucraini trasportati a ripopolare le terre conquistate. A seguito di queste migrazioni, la Polonia divenne, per la prima volta nella sua storia, un paese etnicamente compatto.

La vittoria dell'Unione sovietica causò l'imposizione di un governo comunista. Nel 1948 una svolta verso lo Stalinismo rese ancor più opprimente il governo totalitario. La Repubblica Popolare di Polonia, venne ufficialmente proclamata nel 1952. Nel 1956 dopo una rivolta il regime divenne meno oppressivo, liberando molte persone dalle prigioni ed espandendo in parte le libertà personali.

Gli scioperi dei lavoratori nel 1980 portarono alla formazione di un sindacato indipendente, "Solidarnosc", che con il tempo divenne una forza politica, appoggiata ufficialmente dal Vaticano e dagli ambienti occidentali europei.

La democrazia

"Solidarnosc" erose il dominio del partito comunista; nel 1989 vinse le elezioni parlamentari (vedi Rivoluzioni del 1989) e nel 1990 Lech Walesa divenne il primo presidente eletto. Vennero riconosciuti diversi diritti civili e umani, tra cui la libertà di parola e la democrazia. Tuttavia, il sistema politico era instabile: ci furono elezioni nel 1991, nelle quali nessun partito ottenne più del 15% dei voti o dei seggi, e nel 1993, in cui si affermarono l'Alleanza della Sinistra Democratica (SLD, post-comunista) e il Partito Popolare Polacco (PSL), ma senza che nessuno dei due ottenesse la maggioranza assoluta.

La transizione dall'economia centralizzata all'economia di mercato non fu facile. Un programma di terapia shock nei primi anni 1990 permise alla nazione di trasformare la sua economia in una delle più robuste (secondo i criteri dell'economia neoliberale) dell'Europa centrale. La Polonia fu il primo tra i paesi post-comunisti a riguadagnare sul PIL. I capitali occidentali dilagarono nel Paese, la popolazione perse alcune conquiste civili e sindacali: miseria, indigenza, criminalità e illegalità fiorirono nel neocapitalismo polacco. A fronte di milioni di indigenti spesso costretti a emigrare per sopravvivere, una minoranza neoborghese polacca sembrava godere la ricchezza e i vantaggi della democrazia.

Nel 1995 il socialdemocratico Aleksander Kwasniewski (SLD) sconfisse al ballottaggio Lech Walesa e gli succedette come presidente, venendo confermato nel 2005. Nel frattempo, la coalizione tra SLD e PSL veniva bocciata dagli elettori nel 1997 ma riconfermata nel 2001, nelle quali comparvero due nuove formazioni di destra, la nazionalista Diritto e Giustizia (PiS) e la conservatrice Piattaforma Civica (PO).

La Polonia entrò nella NATO il 12 marzo 1999. L'8 giugno 2003 il 77,4% dei polacchi in un referendum approvò l'adesione all'Unione Europea, cui seguì nella primavera del 2004 la partecipazione all'elezione del Parlamento Europeo.

Alle elezioni parlamentari polacche del 2005 PiS e PO conquistarono alleate una vasta maggioranza parlamentare, ma nell'ottobre 2005 si sono svolte le elezioni presidenziali che hanno portato all'elezione di Lech Kaczynski (PiS), vanamente contrastato da Donald Tusk (PO). La maggioranza ultranazionalista guidata dal PiS contro PO è presto implosa, forzata a convocare elezioni anticipate nel 2007, nelle quali ha trionfato PO.

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